di Sergej Prokofiev
Davide Bombana, coreografo
Giuseppe Ratti, direttore
Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo
Orchestra Teatro Vittorio Emanuele
coproduzione E.A.R. Teatro di Messina – Teatro Massimo di Palermo
Nella mia versione di Romeo e Giulietta i personaggi di Shakespeare si fondono con la vicenda realmente accaduta di due giovani amanti, Bosko ed Admira che a causa della loro differenza di religione (serbo lui e musulmana lei) nel pieno della Guerra dei Balcani, tentando la fuga da Sarajevo verso un futuro migliore, rimasero uccisi da un cecchino. Morto sul colpo lui, lei gravemente ferita si trascinò per lasciarsi morire sul corpo inerte dell’amato ed i loro corpi esanimi furono lasciati per otto giorni senza che nessuno desse loro una degna sepoltura.
Partendo da questo presupposto ho visto le due famiglie dei Montecchi e Capuleti come due mondi e culture in contrapposizione, quella occidentale e quella orientale dilaniati da un odio atavico insanabile.
L’arroganza dei ricchi Montecchi, capitanati dalla madre di Romeo, non tollera l’arrivo dei Capuleti, gente di una diversa etnia che venuta da lontano cerca integrazione in una società che li respinge e li allontana per la loro diversità religiosa e culturale.
Romeo e Mercuzio sono due giovani arroganti che si avvicinano dapprima per molestare Giulietta, musulmana, e la sua amica (una sorta di ombra o alter ego che accompagnerà Giulietta su tutto il suo percorso rimanendo la sua sola confidente).
La famiglia di Giulietta cerca di spingerla a sposare Paride, che però lei rifiuta.
Quando però Romeo e Giulietta, durante la famosa scena del balcone, si innamorano perdutamente l’uno dell’altra, suscitano l’ira di Tebaldo, cugino di Giulietta che detesta il senso di prevaricazione e la superbia dei Montecchi di cui Mercuzio, amico di Romeo, è il più intollerante e crudele verso la “diversità” dei Capuleti.
Umiliando Tebaldo e schernendolo ne suscita l’ira al punto che questi ucciderà Mercuzio in una lite, venendo poi a sua volta ucciso da Romeo che vendica, fuori di sé, la morte dell’amico.
Romeo e Giulietta si recano da Lorenzo che sposerà di nascosto i due dopo che Romeo decide di convertirsi all’Islam ma, dopo una notte in cui il loro amore raggiunge il massimo apice decidono, scoraggiati dall’odio insanabile delle due famiglie, di scappare lontano.
Tentando la fuga su un ponte che li porterà fuori da Sarajevo, saranno falciati da un cecchino, Giulietta con le sua ultime forze si trascinerà e si lascerà morire sul corpo dell’amato.
L’unica a piangere i corpi sarà l’amica di Giulietta.
Davide Bombana
ARGOMENTO
In un’anticipazione di quello che avverrà, il sipario si apre sui corpi esanimi di Romeo e Giulietta e sul dolore delle due madri (n. 51, Funerale di Giulietta).
L’azione si apre con l’ingresso in scena dei Montecchi (n. 4 Danza del mattino, n. 5 Il litigio, n. 6 La lotta) e dei Capuleti (n. 7, Il principe dà ordini) tra i quali si distingue Tebaldo, cugino di Giulietta (n. 13, Danza dei cavalieri, n. 1, Introduzione). Tra i Montecchi che rispondono alla sfida dei Capuleti emerge il giovane Romeo (n. 2 Romeo).
Giulietta rimane sola con l’amica (n. 10, La giovane Giulietta): per lei si avvicina il momento del matrimonio, simboleggiato dal velo che la madre le pone sul capo. Ma le due ragazze incontrano Romeo e Mercuzio (n. 12, Maschere) e Romeo e Giuletta si innamorano.
Quando Tebaldo riconosce Romeo (n. 17) , che si sottrae allo scontro, interviene Mercuzio (n. 15) che ha la meglio al termine dello scontro con Tebaldo, scatenando l’ira del giovane Capuleti e della madre di Giulietta.
Giulietta rifiuta la corte di Paride (n. 16, Madrigale). Solo l’amica le resta vicina e la comprende (n. 14, Variazione di Giulietta).
Romeo e Giulietta si incontrano di nascosto (n. 19, Scena del balcone). Romeo dichiara il suo amore (n. 20, Variazione di Romeo) e i due giovani innamorati ballano insieme (n. 21, Danza dell’amore).
Romeo vorrebbe condurre Giulietta a conoscere la sua famiglia (n. 25, Danza con i mandolini), ma la fanciulla non si sente accettata in questo mondo diverso e sente ancora il legame con la propria famiglia. Inoltre Mercuzio minaccia Giulietta e Tebaldo interviene a difenderla (n. 32, Tebaldo incontra Mercuzio). Romeo cerca di frapporsi, ma di nuovo Mercuzio insulta Giulietta e l’ira di Tebaldo esplode: nel duello, Mercuzio muore (n. 33, La lotta tra Tebaldo e Mercuzio). Furibondo, Romeo affronta Tebaldo (n. 35, Romeo decide di vendicare la morte di Mercuzio), ma dopo averlo ucciso si rende conto dell’abisso che ha scavato tra sé e Giulietta (n. 36, Finale Atto II), vedendo la madre di lei che si dispera sul cadavere del nipote.
L’amica di Giulietta si reca da Romeo per raccontargli di Giulietta e condurlo da lei, che si trova con Lorenzo. I due si sposeranno, finalmente (n. 28, Romeo con Frate Lorenzo).
Per Romeo e Giulietta la notte di nozze si conclude dolorosamente con la separazione dei due sposi (n. 38, Romeo e Giulietta e n. 39, L’ultimo commiato).
Come in un labirinto, Giulietta e Romeo si cercano disperatamente tra la folla che li divide (n. 47, Giulietta da sola). E quando sembra che infine si siano ritrovati e possano fuggire insieme (n. 43, Interludio Atto III), giungono gli spari a troncare la loro corsa verso la libertà.
Ferita, morente, Giulietta striscia verso l’amato e si accascia sul suo cadavere (n. 52, Morte di Giulietta).
ROMEO E GIULIETTA DI DAVIDE BOMBANA
Ma in quel mercoledì, Admira e Bosko avevano deciso di abbandonare la città in cui erano nati e avevano trascorsi i loro venticinque anni di vita. Erano riusciti ad ottenere un salvacondotto che gli avrebbe dovuto permettere di attraversare le linee all’altezza del ponte di Vrbanja, lungo il fiume Miljacka. Un percorso terrificante, costellato dei cadaveri di chi aveva tentato invano di lasciare la città: la prima vittima era stata, poco più di un anno prima, la studentessa di medicina Suada Dilberović. Bosko e Admira riuscirono a percorrere i primi cinquecento metri, poi un cecchino – non si è mai scoperto di quale delle due fazioni che sorvegliavano le sponde – li colpisce. Bosko muore subito, accanto a lui il cadavere putrefatto di un altro uomo, che da diversi mesi giace abbandonato lì. Admira è solo ferita, ma non fugge, striscia verso l’amato e muore lì, con un braccio teso in un’ultima stretta d’amore. E lì i due giovani rimasero, per lunghi giorni, nonostante i tentativi dei genitori dei due ragazzi per ottenere almeno una sepoltura: ma bosniaci, serbi, persino le forze ONU che sorvegliavano il conflitto, sembravano non voler consentire ai due infelici quel diritto umano che già Sofocle aveva proclamato in Antigone.
La storia di Admira e Boskov venne scoperta e raccontata al mondo da un giornalista americano, Kurt Schork, in un dispaccio per l’agenzia Reuters. Con parole sobrie ma che suonano come una condanna, quasi eco del prologo del dramma di Shakespeare, Schork scriveva: «Government and Serb authorities have discussed the matter, but so far are refusing a cease-fire around Vrbana bridge to permit recovery of the couple. The United Nations Protection Force (UNPROFOR), charged with providing humanitarian assistance in Sarajevo, maintains the bodies are a local issue. “I’m an auto mechanic and I know a lot of people in this city,” says the girl’s father. “Everyone is washing their hands in this case, Bosnians and Serbs alike.”» (Il governo e le autorità serbe hanno discusso la questione, ma finora rifiutano un cessate il fuoco intorno al ponte di Vrbana per permettere il recupero della coppia. La forza delle Nazioni Unite, incaricata di provvedere assistenza umanitaria a Sarajevo, ritiene che i corpi siano un problema locale. “Sono un meccanico e conosco un sacco di gente in questa città”, dice il padre della ragazza. “Ognuno si lava le mani di questo caso, sia i bosniaci che i serbi”). Pochi anni dopo anche Kurt Schork sarebbe caduto in un agguato, in Sierra Leone; una parte delle sue ceneri è sepolta nel cimitero di Sarajevo, a poca distanza dalla tomba di Admira e Bosko.
La notorietà internazionale derivante dalla notizia diffusa da Schork, riconoscendo nei due giovani di Sarajevo i Romeo e Giulietta dell’epoca, consentì infine, dopo una settimana, il recupero dei cadaveri e una prima sepoltura in un cimitero militare serbo nelle vicinanze di Sarajevo; tre anni dopo vennero traslati, sempre insieme, nel cimitero della loro città.
Nel 2015, lavorando ad una nuova coreografia per il balletto di Prokofiev Romeo e Giulietta per il Balletto di Toscana Junior, il coreografo Davide Bombana decide che la storia immortale degli amanti di Verona e la toccante notizia di pochi anni prima devono trovare risonanza l’una nell’altra; e quindi sotto il nome di Giulietta si ritrova anche Admira, e Romeo è anche Bosko. La rivisitazione del balletto di Prokofiev, che porta Bombana anche a disporre in una nuova, più asciutta, struttura i quattro atti della partitura di Prokofiev, viene accolta con grande successo dalla critica e dal pubblico, e ottiene il premio Danza&Danza 2015 come migliore produzione italiana. La motivazione del premio a questo balletto “fresco, poetico e intenso” mette in luce come Bombana «guarda la storia shakespeariana sottolineando i legami con le tragedie di oggi. Quelle legate agli scontri etnici, alle lotte tra culture diverse, dove l’arroganza, la paura, l’incomunicabilità congiurano a far deflagrare il dramma. […] Bombana tratta la materia con sensibilità, affidandosi alla musica di Prokofiev che rielabora con sapienza mantenendone comunque il pathos e sviluppa la vicenda attraverso una danza-danza che ha il pregio, raro di questi tempi, di sintetizzare nella purezza dei gesti, con efficace immediatezza lo svolgersi dei fatti e il divenire delle passioni, i turbamenti, gli stati d’animo dei personaggi. I quali, interpretati dai giovanissimi danzatori, corrono inesorabili verso il loro destino e in quella corsa – Leitmotiv drammatico del balletto – sollevano in noi inaspettate emozioni».
Nella coreografia di Davide Bombana l’opposizione tra Capuleti e Montecchi diventa quindi anche il contrasto tra due modi diversi di vedere la vita; da un lato una società di tipo occidentale – i Montecchi – caratterizzata da completo giacca e cravatta e da un rigido inquadramento; dall’altro, più vicini alla terra anche nei materiali fluidi e nei colori dell’abbigliamento, i Capuleti. Una ripresa della coreografia era in programma per la conclusione della stagione 2020 del Teatro Massimo; ma le vicende della pandemia hanno costretto ad un’esecuzione che ha dovuto trovare un linguaggio diverso. Romeo e Giulietta ha avuto quindi un pubblico non in sala, ma in streaming, sulla WebTv del Teatro; e ha conosciuto una revisione che consentisse di mantenere il distanziamento tra i ballerini. A un anno di distanza viene ora finalmente presentato al pubblico.
Anche Sergej Prokofiev avrebbe potuto scrivere le parole di Admira: « Immagino che potrei vivere in qualche altro luogo, ma solo se dovessi o se vi fossi costretto». La sua vita è infatti segnata, come quella di milioni di esseri umani che si sono, più o meno volontariamente, sradicati dalla terra natia, dal contrasto tra la necessità di andare via e la volontà di rimanere in patria. La rivoluzione russa convinse il giovane Sergej Prokofiev (era nato nel 1891, aveva quindi poco più di venticinque anni) ad abbandonare la Russia, dove temeva vi fossero ormai poche possibilità di far carriera per un compositore, per recarsi negli Stati Uniti d’America, dove riuscì ad essere ammesso. E come successo anche ad altri musicisti prima e dopo di lui, ad esempio Rachmaninov, scoprì che era più semplice imporsi come pianista che come compositore. Anche per questo motivo non rimase a lungo negli Stati Uniti: gli anni Venti li trascorse in Europa, principalmente a Parigi, con sempre più frequenti ritorni in Russia, prevalentemente in occasione di concerti. Nel 1936 decise di rimpatriare definitivamente e fino alla morte, avvenuta il 5 marzo 1953 – lo stesso giorno di Stalin – rimase stabilmente in patria, nonostante le difficoltà anche economiche che questa scelta comportò. Tra gli elementi di rilievo del periodo immediatamente successivo al ritorno definitivo in Russia vi è senza dubbio la collaborazione con il regista Sergej Ejzenstejn, dapprima nel 1938 per Aleksandr Nevskij e poi per la trilogia Ivan il terribile, ma anche la creazione dei due titoli più famosi tra i suoi balletti, Romeo e Giulietta (andato in scena nel 1938 a Brno e poi nel 1940 a Leningrado) e Cenerentola (1945 a Mosca).
Per il balletto Prokofiev trasse il soggetto da Shakespeare, organizzandolo in quattro atti e un epilogo divisi in nove scene. Ne trasse poi tre suites orchestrali, due nel 1936 come op. 64a e 64b, e una terza nel 1946 (op. 101) e una trascrizione per pianoforte di dieci brani (op. 75, nel 1937). Una scelta che autorizza a pensare i 52 numeri che compongono il balletto non come una struttura immutabile, ma come un complesso incastro di elementi ciascuno in sé significativo e rilevante. E infatti è questa la strada seguita da Davide Bombana, che ha creato un nuovo racconto che si sovrappone a quello originale.
L’inizio è dall’epilogo, con l’immagine forte dei corpi di Romeo e Giulietta sulla musica del n. 51, il funerale di Giulietta. La musica tagliente dei violini accompagna l’espressione dello strazio parallelo delle due madri. È un’immagine che rimanda alla famosa fotografia di Bosko e Admira e che ritornerà alla fine, creando così una struttura circolare che avvolge il dipanarsi della vicenda. I Montecchi, che entrano in scena sulla musica della Danza del mattino (n. 4, qui seguono i n. 5 e 6 della partitura) sono una società di tipo occidentale irregimentata, in costumi neri giacca e cravatta; caratterizzati da grandi divieti (anche fisicamente, nella presenza di grandi cartelli) e da violente esplosioni di conflitti. L’ingresso dei Capuleti (n. 7, Il principe dà ordini) costituisce l’arrivo dell’ “altro”, caratterizzato, in opposizione alla parte rivale, da elementi naturali e da un abbigliamento in tessuti fluidi dai colori naturali. Tra i gli altri vi è anche Tebaldo, che si fa portavoce della richiesta, da parte dei nuovi arrivati, di uno spazio che consenta anche a loro di vivere e crescere nella città comune (n. 13, Danza dei cavalieri). a lui si uniscono anche tutti gli altri (n. 1, Introduzione), e infine anche Giulietta, che viene in primo piano in coincidenza con l’intervento del clarinetto. La risposta dei Montecchi fa emergere tra di loro anche il giovane Romeo.
Il primo momento di spensieratezza (n. 10, La giovane Giulietta) si ha quando Giulietta rimane sola con l’amica. Questo personaggio, introdotto da Davide Bombana, aggiunge un piano intermedio assente nel balletto di Prokofiev. Se infatti nella tragedia di Shakespeare accanto alla giovane Capuleti c’è solo la nutrice, che comunque partecipa solo fino a un certo punto alle sue sofferenze, qui la presenza dell’amica costituisce un punto di contatto tra i due mondi contrapposti della famiglia e dell’amore. Al tempo stesso l’amica costituisce un doppio rispetto a quello che rappresenta Mercuzio per Romeo.
Per Giulietta è arrivato il momento della crescita e del matrimonio, simboleggiati dal velo che la madre le pone sul capo; ma le due fanciulle continuano a danzare allegramente. Romeo e Mercuzio attraversano la scena (n. 12, Maschere) e le due coppie si incrociano, si scambiano, si intersecano con leggerezza, fino al momento in cui Romeo e Giuletta si innamorano.
Ma Tebaldo riconosce Romeo (n. 17) e lo aggredisce, nonostante che Giulietta gli chieda di non frapporsi. Interviene poi anche Mercuzio (n. 15) che affronta Tebaldo. Il Moderato scherzando nasconde, sotto l’apparente leggerezza, l’implacabilità dello scontro, in cui Mercuzio finisce per avere la meglio.
Esplode allora tutto il rancore di Tebaldo e della madre di Giulietta.
Giulietta non ha intenzione di sposarsi e rifiuta la corte di Paride (n. 16, Madrigale). Solo l’amica le resta vicina e la comprende (n. 14).
La scena del balcone (n. 19) vede un Larghetto per l’incontro dei due amanti. Giunge prima Giulietta, poi sull’Inquieto arriva anche Romeo. Sull’accompagnamento cupo dei corni si snodano la melodia e il duetto d’amore, con la dichiarazione di Romeo (n. 20) e il momento della danza d’amore (n. 21): ma pur nell’estasi i due giovani ogni tanto si guardano intorno, timorosi, infine si separano.
Il mondo frenetico dei Montecchi (n. 25, Danza con i mandolini) è sottolineato dall’agitarsi dei clarinetti. È in questo mondo che Romeo cerca di condurre Giulietta (n. 23, Romeo e Mercuzio), ma la fanciulla viene di nuovo assorbita nel mondo sinuoso dei Capuleti, in particolare da Paride.
In un momento di silenzio, Mercuzio minaccia Giulietta, e Tebaldo interviene a difenderla (n. 32, Tebaldo incontra Mercuzio). Romeo, immerso nel pensiero di Giulietta, cerca di frapporsi. Ma di nuovo Mercuzio insulta Giulietta e l’ira di Tebaldo esplode (n. 33, La lotta tra Tebaldo e Mercuzio). In un vagare angoscioso, Romeo e Giulietta si cercano, e così fanno anche Tebaldo e Mercuzio; si ostacolano a vicenda, finché Tebaldo uccide Mercuzio. Esplode allora la rabbia di Romeo, che affronta Tebaldo per vendicare la morte di Mercuzio (n. 35). Solo dopo aver ucciso Tebaldo Romeo prende coscienza della tragedia (n. 36, Finale Atto II), mentre la madre di Giulietta si dispera sul cadavere del nipote.
L’amica di Giulietta si reca da Romeo per raccontargli di Giulietta e condurlo da lei, che si trova con Lorenzo. I due si sposeranno, finalmente (n. 28).
Seguono, intrise di passione e dolore, la notte di nozze e la separazione dei due sposi (n. 38 e 39).
Come in un labirinto o in incubo, Giulietta e Romeo si cercano disperatamente (n. 47, Giulietta da sola). E quando sembra che infine si siano ritrovati e possano fuggire insieme (n. 43, Interludio Atto II), giungono gli spari a troncare la loro gioiosa corsa.
Con le ultime forze che le rimangono, Giulietta raggiunge l’amato (n. 52, Morte di Giulietta): il cerchio si è chiuso, torniamo all’immagine di apertura, con i due cadaveri che giacciono l’uno sull’altro, a cercare un ultimo abbraccio nella morte.
Angela Fodale
Recandosi al botteghino del Teatro Vittorio Emanuele, per assistere allo spettacolo, è possibile utilizzare i Voucher già rilasciati per la Stagione 2019/2020 sospesa a causa dell’emergenza Covid 19 e i biglietti e gli abbonamenti degli spettacoli non fruiti.
In ottemperanza alle normative Covid 19 per poter accedere in Teatro è necessario essere in possesso del Green Pass rafforzato giusta D.L. 26 novembre 2021, n. 172 e indossare la mascherina FFP2.
Biglietteria Vivaticket e botteghino E.A.R. Teatro di Messina.
Orari 9/13 – 16/18:40, domenica e lunedì chiuso Tel. 0902408836.
Prezzi:
Platea e I Ordine Palchi: Intero € 35,00 – Ridotto € 29,75
I Galleria e II Ordine Palchi: Intero € 25,00 – Ridotto € 21,25
II Galleria: Intero € 10,00 – Ridotto € 8,50
Biglietti ridotti entro il 26° ed oltre il 65° anno di età.
I prezzi non includono il diritto di prevendita.