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Camposanto mon amour

CAMPOSANTO MON AMOUR

Commedia musicale

scritto e diretto da Paride Acacia

musiche originali Massimo Pino/Paride Acacia

coreografie Sarah Lanza

scenografie Francesca Gambino

aiuto scenografa Barbara Mondi

aiuto regia Danila Tropea 

con Milena Bartolone, Laura Giannone, Elvira Ghirlanda, Gabriella Cacia, Francesca Gambino

e con l’orchestra dal vivo Massimo Pino (Chitarre), Peppe Pullia (Batteria e percussioni), Simona Vita (Piano e tastiere)

 

AUDIODESCRIZIONE
DOMENICA 21 MAGGIO 2017 ALLE ORE 17.30

 

Una commedia musicale grottesca sulla morte e sulla rinascita, trattate con anarchica irriverenza e con musiche originali ed inedite suonate dal vivo da una piccola orchestra. La morte, la vita, i significati alchemici

La vicenda ha inizio la vigilia del giorno dei morti, il 2 novembre, ha come protagoniste proprio quattro becchine (Saturnia, Vetriola, Arsenica e Antimonia) e Cassandra un fantasma, figura misteriosa che arriva sulla conclusione dello spettacolo, ed è ambientata nel surreale Camposanto Comunale, il cui cancello delimita l’incapacità di queste figure di stare nella società. E da questa condizione alienata una posizione privilegiata di lucido e saggio cinismo.

Fin da subito le quattro becchine intessono tra loro discorsi sulla possibilità di una vita dopo la morte, sulla meritocrazia del risorgere e sulla dignità di esistere, non a tutti è riservata la reincarnazione o il risorgere. Argomenti affrontati con sarcasmo e sempre accesi da eventi contingenti ed emblematici: la morte del piagnone della città (ultima anima pura in grado di saper piangere in una società di funerali light, superficiali e di posa), l’abbandono al deposito della bara del primo attore della città, lodato in vita e dimenticato in morte, la visita al Comune, un «autentico obitorio di amministratori della cosa pubblica». E non per ultima la vita di Saturnia, ex attrice cantante, ritiratasi per via delle sue nevrosi nel cimitero a proseguire un’attività familiare, quella appunto della becchina. Ansia e cupezza interiore caratterizzano la giovane Saturnia, fino a  quando il sadico e salvifico gioco di Antimonia, Arsenica e Vetriola, una sorta di ipnosi regressiva operata su Saturnia, lascerà esprimere il fil rouge dello spettacolo vale a dire la trasmutazione alchemica dal piombo all’oro, dal buio alla luce, dalla paura al vigore. Un percorso iniziato da Saturnia grazie alle sue colleghe e ultimato con le parole di Cassandra (il fantasma storico del cimitero), in concomitanza con un disastro ambientale (la tragedia di Giampilieri) in cui viene coinvolto Mercurio, il fioraio con cui Saturnia si ‘messaggia’ e guarda da anni solo da lontano, incapace com’è di lasciarsi vivere. Una favola alchemica fatta di Mercurio, Sale e Zolfo, che oltre ad avere significati prettamente metallurgici, sono degli archetipi psicologici, la ricerca dell’oro è la ricerca del vero Sé.

Il lieto fine, privo di smancerie, che salverà da quel limbo esistenziale la sola Saturnia, arriva sulle note dalle musiche originali che accompagnano con ironia e freschezza l’intera commedia. Problemi di trascendenza, di metafisica, ma anche problemi comuni attanaglieranno i quattro protagonisti che si azzufferanno e discuteranno, sempre in maniera alacre e ironica.

 

NOTE DELL’AUTORE \ REGISTA PARIDE ACACIA

La scrittura di una Commedia Musicale originale, con canzoni originali, come esigenza di scrivere un inno alla vita, una riflessione profonda ed alchemica sulla morte e sulla rinascita, un processo di individuazione che porta i protagonisti e la città dove essi vivono,  ad una nuova palingenesi ed un ritorno auspicato alla natura.  Ancorando la piece teatrale ad una forte tradizione di musicale popolare che sapesse combinare rock e folk, filastrocca e suite, il tutto viene suonato da una piccola orchestra dal vivo, con musiche scritte e dirette dal maestro Massimo Pino. Non la riproposizione di un format di un musical già edito, ma mettendo in campo la creatività e la professionalità di artisti tutti messinesi, avventurarsi lungo il percorso di una scrittura nuova, l’esigenza di esplorare nuove combinazioni di coreografie, musiche, drammaturgia, scenografie e disegno luci e creare qualcosa ed originale, esorcizzando per sempre la morte, sia fisica che artistica.

 

RECENSIONE

Contrariamente a quanto diceva Albert Camus che “sapere che dobbiamo morire mette in luce l’assurdità della vita”, Paride Acacia esorcizza l’eterna nemica mettendo in scena nel Teatro Savio di Messina Camposanto mon amour, un musical in chiave pop rock di cui ha scritto la drammaturgia, collaborando alle musiche composte da Massimo Pino eseguite dal vivo con le chitarre di quest’ultimo, con le percussioni e batteria di Peppe Pullia e le tastiere di Simona Vita. Certo, un po’ tutti cerchiamo di non pensare a quando non faremo parte di questo mondo. Achille Campanile ne Il povero Piero ha reso la morte esilarante, non così Totò nella sua Livella che ci riporta all’editto di Saint Cloud per il quale tutte le tombe dovevano essere uguali, per non dire dei Sepolcri di Foscolo costruiti in particolare per soddisfare la vanitas dei vivi. Acacia da canto suo è convinto che “la morte non esiste perché quando lei arriva noi non ci siamo più”. E dunque che fa? Veste quattro ragazze da indiavolate becchine con i nomi di alcuni elementi chimici che cantano, ballano e dissertano con ironia sul senso della morte e della vita e non avendo costoro in mano nessun teschio di Yorick da riesumare, interagiscono tra loro alla scoperta d’una pietra filosofale che possa renderle immortali. Certamente un pensiero utopico che tuttavia consente loro d’intonare la canzoncina del titolo che continua con se ci entri non ci esci più. Le quattro ragazze sono Vetriola, meglio noto come acido solforico (Gabriella Cacia), Antimonia (Francesca Gambino), Arsenica (Elvira Ghirlanda) alle quali si aggiunge Saturnia (Milena Bartolone) una singolare figurina bionda che da una dozzina d’anni vive reclusa nel cimitero cittadino all’interno di un’ampia cassa-sarcofago dagli interni rossi, trasformata in un sorta di camerino teatrale, con un passato da cantante col soprannome di Baby Jane, pure sfortunata perché diventata afona, cui si aggiunge il fantasma di Cassandra (Laura Giannone). Dello spettacolo si apprezzano le musiche della piccola band musicale, le coreografie di Sarah Lanza e la regia di Acacia che s’ispira ad alcuni musical dark di Broadway e di Londra, ricchi di fumogeni arcobaleno, con mezzi quei teatri supersonici e pure esagerati, cercando di evitare tanti luoghi comuni sul significato dei defunti e di tutto il bailamme che segue.-

Gigi Giacobbe

 

Programmazione

Dal 19 maggio 2017
al 21 maggio 2017
 

Venerdì ore 21.00

Sabato ore 21.00

Domenica ore 17.30

 

Biglietti

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Turnazioni Abbonati

Turno A: Venerdì ore 21.00

Turno B: Sabato ore 21.00

Turno C: Domenica ore 17.30