Teatro accessibile alle persone con disabilità sensoriali

Menu

 

Caterina

Stagione
2015/2016
Genere
Prosa
Teatro
Laudamo

CATERINA

 La notizia del ritrovamento a Trabia di una ragazzina di 16 anni, disabile, segregata in mezzo ai rifiuti, che si scoprirà essere vittima di soprusi e maltrattamenti, ha ispirato questo testo, incentrato su una famiglia meridionale, i cui protagonisti sono vittime e carnefici.

Tre generazioni femminili, figlia, madre e nonna legate da una solidarietà atavica che la violenza bruta e retriva del padre tende a sradicare per attuare il suo piano di dominio su quello che è l’elemento più debole e psichicamente fragile, la figlia, resa tale dalle perpetrate menzogne e ripetute violenze, attuate nel tempo.

Scritto e diretto da

Donatella Venuti

Con Margherita Smedile, Alessio Bonaffini, Donatella Venuti, Gerri Cucinotta, Nicola Buonomo.

Scene e Costumi: Franco Lombardo

Musiche: Arcadio Lombardo

Assistente regia:Claudia Zappia

Luci& Fonica:Igor Sacchet& Danilo Armando Scuderi

Produzione: MORMAN 2

Durata: 80 minuti (Atto unico)

 

Caterina è un testo strano, stilisticamente ambivalente tra il genere drammatico e il grottesco, e sembra non voglia decidersi da che parte stare o forse l’argomento trattato chiaramente scabroso impone talvolta una leggerezza che non gli si addice. Frutto di una riflessione folgorante sui rapporti familiari in cui tre generazioni si confrontano all’interno di una struttura sociale arcaica proto industriale più vicina alle società contadine, fagocitate dall’attuale consumismo globale.

E’ quella che Pasolini definisce l’era prima della scomparsa delle lucciole in cui l’utilizzo della lingua madre – il dialetto messinese – offre quella musicalità ricca di suggestioni, colori, evocazioni che permettono agli attori una grande versatilità espressiva. Ed è questa la scommessa: offrire agli interpreti un tessuto drammaturgico con cui possano confrontarsi per manifestare di se anche gli aspetti più reconditi, affondare nelle proprie emozioni, i sentimenti inconfessati, l’amore deviato, l’odio, conoscere insomma il lato oscuro, quel bambino folle che è dentro di noi, si agita per uscire ma l’educazione ne frena gli impulsi vitali.

Persino la religione diventa uno strumento sinistro nelle mani della madre e della nonna che credono di poter scacciare il “diavolo” attraverso un rito esorcistico da quella figlia, istigatrice di vendetta che simula una morte apparente per poi rinascere, come lei dice “cchiù paccia i prima”.

La lingua italiana non ci avrebbe permesso queste grandi libertà espressive, sia nei momenti di sospensione quasi attoniti, sia nelle liti violente e compulsive o nella dolcezza delle riappacificazioni. I sentimenti sono estremi come quella breve vita che si respira su un palco che ha il sapore dell’attimo eterno.

Su questo filo di estrema tensione vive Caterina, chiusa da anni in un manicomio, ed alterna crisi di persecuzione con momenti di spudorata provocazione verso il Medico, oggetto del desiderio, unico riferimento razionale e morale nella sua desolata esistenza; l’amore tra i due alla fine darà un senso al loro incontro anche se la donna dovrà trovare da sola la forza e la luce per affacciarsi alla vita.

Caterina è una piccola donna come tante, segnata fin da ragazzina da quell’orribile violenza che il padre orco le ha impresso nel corpo e nella mente; la sua vita si è fermata tra i fantasmi del passato, non è sufficiente un esorcismo a cacciarle via il demone che vive dentro di lei, solo un estremo sacrificio potrà “affrancarla” da tutte le ferite e le prigionie e l’amore che il Medico le dona è il viatico per la libertà.

Se il teatro, luogo del sacro, è anche un’arte della memoria, questo testo in fase di scrittura e poi di prove con gli attori mi ha riportato a un’era forse mai vissuta se non attraverso i racconti dei familiari: il cambiamento epocale tra le generazioni del dopo guerra e gli anni 60/70 in cui la cultura contadina, ricca di tradizioni e di valori connaturati alla terra e alle origini è stata annientata dal consumismo e dall’era globale; le lucciole sono scomparse improvvisamente per l’inquinamento delle acque dei fiumi, creato dalle industrie, le campagne si sono spopolate e si è persa la memoria del passato, il rapporto tra le generazioni per cui un anziano si possa poi riconoscere nella nuova gioventù, creando così un vuoto indicibile e una perdita incalcolabile di valori e tradizioni orali.

E se in una società arcaica, una violenza atroce come quella dell’incesto poteva avere un senso seppur esecrabile, ma almeno ammissibile, nella dinamica di un contrasto tra matriarcato dominante e patriarcato succube, oggi nella presunta era della ragione globale diventa solo violenza brutale e insensata.

Questo lavoro è dedicata ai nostri antenati per non dimenticare chi siamo.

Il testo è tra i vincitori del Premio “OLTREPAROLA” 2008” (Segnalato e Finalista)

Donatella Venuti

 

locandina-caterina-300dpi

 

 

 

Programmazione

Dal 08 gennaio 2016
al 10 gennaio 2016
 

 

Biglietti

Acquistabile solo al Botteghino.