dal testo di Georges Feydeau e Maurice Hennequin
adattamento e regia di Antonio Lo Presti in un unico atto
con
Marialaura Ardizzone, Livio Bisignano, Giuseppe Capodicasa, Antonio Lo Presti, Marco Mondì e Claudia Zappia
La durata dello spettacolo è di circa un’ora e dieci minuti.
Eugène Ribadier è il secondo marito di Angèle, vedova di M. Robineau. Dopo l’esperienza col suo primo marito (M. Robineau l’ha ingannata 416 volte in 8 anni!) Angele ha sviluppato una gelosia patologica e controlla attentamente le attività del suo secondo marito. Ribadier tuttavia possiede il dono dell’ipnotismo —il “sistema” del titolo— e lo utilizza per addormentare la moglie quando vuol compiere una scappatella, per poi risvegliarla al suo ritorno, grazie ad un trucco solo lui conosce. Un giorno Ribadier rivela imprudentemente il trucco ad Aristide Thommereux, un amico di Robineau, ritornato da Batavia nella speranza di soddisfare il suo amore segreto per Angèle.
Mentre Ribadier è fuori per una delle sue scappatelle, Thommereux usa il sistema di Ribadier per svegliare Angèle e confessarle di nuovo la sua passione per lei. Angèle lo respinge, ma quando Thommereux si fa più insistente si sente un forte rumore dall’esterno: è Ribadier che ritorna a casa, inseguito da Savinet, un commerciante di vini e marito dell’amante di Ribadier. Thommereux scappa dalla finestra e Angèle finge di essere ancora in un profondo sonno ipnotico. Angèle sente quindi Ribadier ammettere la sua colpa a Savinet; dopo la partenza del e commerciante di vini Angèle fa una furiosa scenata al marito.
Ribadier ricorre a vari stratagemmi per salvare la situazione compreso quello di ipnotizzare di nuovo la moglie per cercare di convincerla che ciò che ha sentito era frutto di un sogno. Lei però sfrutta il sistema del marito fingendo di rivelare che, quando è ipnotizzata, riceve la visita di un amante. Thommereux pensa che lei si riferisca a sé stesso, mentre Ribadier indignato va alla ricerca dello sconosciuto intruso. Vicino alla finestra i due scoprono una fibbia strappata dai pantaloni di un uomo; si scopre che apparteneva al cocchiere Gusman, salito per la finestra allo scopo di trovare la cameriera Sophie di cui era innamorato. Per una mancia, Gusman confessa subito che era solito salire per la finestra per trovare una donna che lo accoglieva con entusiasmo; Ribadier e Thommereux sono atterriti e si rivolgono ad Angèle per valutare la veridicità del racconto del cocchiere. Il rifiuto della donna li convince della veridicità; ma Gusman li rassicura dicendo loro che si recava a visitare Sophie. Ribadier e Angèle si riconciliano; Thommereux, deluso, decide di ritornare a Batavia.
NOTE DEL REGISTA
In scena agiscono sei personaggi interpretati da: Marialaura Ardizzone, Livio Bisignano, Giuseppe Capodicasa, Antonio Lo Presti, Marco Mondì e Claudia Zappia.
Feydeau è considerato, dopo Moliere il più interessante scrittore di commedie di Francia.
“Se vuoi far ridere prendi dei personaggi qualsiasi: mettili in una situazione drammatica e fa in modo di osservarli sotto un’angolazione comica. Ma soprattutto non lasciarli dire o fare nulla che non sia strettamente determinato dal loro carattere, innanzitutto, e poi dall’azione. Il comico è la rifrazione naturale di un dramma.”
Queste parole di Georges Feydeau (1862-1921) descrivono, secondo me, esattamente l’essenza dell’arte comica.
In generale quasi tutte le opere di Feydeau hanno una struttura così detta ABA: in un determinato ambiente accade un avvenimento, l’azione procede in un posto diverso per tornare a concludersi, poi, nel luogo iniziale. Molto spesso egli utilizza marchingegni piuttosto complessi e descrive con meticolosità gli oggetti di scena e il loro posizionamento. Era così meticoloso da essere definito da alcuni critici: “ingegnere della comicità”.
Dico questo perché non vorrei che si facesse confusione tra leggerezza e superficialità.
Tutti noi attori e registi, quando ci troviamo di fronte alla commedia, proviamo un senso di colpa segreto, come se una voce ci sussurrasse all’orecchio: Cosa fai? Non sai che solo nel dramma puoi evidenziare la tua profondità d’animo? Non sai che dedicarti alla commedia sminuirà la tua figura artistica? etc…etc………….
Lo stesso Feydeau si difende dagli uomini di cultura della sua epoca distinguendo con fermezza l’idea che il teatro sia letteratura. Egli afferma che il teatro è vita e che quindi come nella vita bisognerà adeguarsi a parlare.
Il teatro non è un pulpito dal quale declamare, ma un luogo in cui vivere un’azione.
Per questo motivo egli prestava enorme attenzione a definire le caratteristiche sceniche delle sue commedie ed, in modo ancora più maniacale, i caratteri dei suoi personaggi. Figure di varia umanità che egli estrapola dalla vita reale (era un assiduo frequentatore della vita notturna parigina tanto da avere un tavolo prenotato a vita da Chez Maxims) e trasferisce sul palcoscenico.
Georges Feydeau ebbe con gli anni un enorme successo di pubblico nei teatri parigini della sua epoca. Ma solo trent’anni dopo la sua morte fu finalmente accettato tra i grandi del Teatro ed entrò a far parte di quegli autori (Moliere, Checov, Pirandello ……..) rappresentati ancora oggi perché, pur nella loro diversità, rimangono sempre attuali.
Tra le moltissime commedie (“Occupati di Amelia”, “Sarto per signora”,” L’hotel del libero scambio” etc.) “Il sistema Ribadier” è una di quelle che sfuggono allo schema descritto in precedenza. Essa si svolge, infatti, nello stesso ambiente in un arco di tempo continuo.
Nel “sistema Ribadier” un marito oppresso dalla moglie, vedova d’un uomo che la tradiva ad ogni occasione, cerca un modo per ……….. ma qui non vado più oltre perché non mi sembra opportuno svelare quale sia questo “sistema”.
Dice Feydeau: Organizzando le follie che scateneranno l’ilarità del pubblico mantengo il sangue freddo d’un chimico che dosa un medicinale. Inserisco un grammo d’intrigo, un grammo di libertinaggio, un grammo di spirito d’osservazione. Mescolo come mi riesce meglio. E prevedo a colpo sicuro l’effetto che produrranno.
Si può affermare che Feydeau sia stato un uomo di teatro in tutti i sensi. Egli aveva iniziato a scrivere commedie già da bambino dopo avere assistito ad una rappresentazione per la prima volta. In seguito aveva anche recitato in opere di Moliere e di Labiche.
Come avviene a molti attori egli aveva un’attenzione primaria alle qualità percettive del pubblico.
Sapeva e sentiva che per essere comunicativi bisogna in primo luogo comprendere il modo di ascoltare altrui.
Antonio Lo Presti