Vorrei trattare le avventure di Pinocchio (con particolare attenzione alla dimensione dell’inganno), come fosse un viaggio iniziatico, ri-leggendo la storia in una doppia chiave simbolica: una magica esoterica ricca di simbolismi e metafore tradizionali, ed un’altra psicanalitica di stampo junghiano, con riferimento ad un vero e proprio processo di individuazione.
Molti riferimenti iniziatici e psicanalitici si scoprono leggendo attentamente fra gli interstizi del racconto fiabesco, dove il “burattino” deve apparire con tutti i suoi difetti, dove è costretto a superare tutti gli ostacoli che gli si presentano per diventare “Uomo”.
Nascondere dietro il simbolo è una forma di inganno?
L’inconscio inganna la coscienza?
Pinocchio inganna se stesso?
Collodi inganna il lettore?
Devono essere dei simboli archetipici necessariamente perché devono andare dentro la coscienza del bambino e del lettore senza che questi se ne accorgano: è un inganno?
Credo che la lettura psicoanalitica e quella esoterica convergano, siano una sola vista da ottiche differenti: nascondersi, uccidersi, rinascere=crescere=ciclo vitale.