Compagnia della Rancia
di Éric-Emmanuel Schmitt
traduzione di Saverio Marconi e Gabriela Eleonori
con Saverio Marconi e Gian Paolo Valentini
scene e costumi Carla Accoramboni – luci Valerio Tiberi
regia di Gabriela Eleonori
“Il bello del mistero è il segreto che contiene non la verità che nasconde”.
Variazioni enigmatiche, fantastico meccanismo a orologeria di Èric-Emmanuel Schmitt già straordinario successo di pubblico e di critica in Europa (in Francia lo spettacolo è stato interpretato da Alain Delon, in Inghilterra da Donald Sutherland), portato in scena da Saverio Marconi, è un testo dove non sembra accadere nulla e invece le vite escono sconvolte dalla vicenda, un racconto dove niente è ciò che sembra.
“Dopo tante regie di teatro musicale mi sono sentito tutto a un tratto come svuotato – dice Marconi – Dovevo ricaricare le batterie, dovevo mettermi in gioco e tornare a recitare. Ho scelto Variazioni enigmatiche perché conoscevo bene l’autore, con Schmitt avevo lavorato a Parigi in Nine. Ma avevo mille dubbi e incertezze nel salire di nuovo sul palcoscenico”.
Variazioni enigmatiche è un intrigante gioco psicologico che punta sulle illusioni e disillusioni della vita; un confronto disperato fra due uomini, Abel Znorko – misantropo, Nobel per la letteratura che si è ritirato a vivere da eremita in un’isola sperduta del mare della Norvegia, vicino al Polo Nord (ma conserva un intenso rapporto epistolare con la donna amata) – Erik Larsen (interpretato da Gian Paolo Valentini), sconosciuto giornalista cui lo scrittore concede un’intervista.
L’incontro, tra ferocia e compassione, si trasforma in una sconvolgente scoperta di verità taciute e dell’illusione in cui i due si sono calati. Un testo mai prevedibile, che alterna sentimenti con drammatici colpi di scena, in cui l’ironia più tagliente si trasforma in commozione, la tenerezza in folle crudeltà. Un raffinato e crescente duello dialettico, fino alle sciabolate finali tra Znorko e Larsen, che non lascerà scampo a nessuno: né ai protagonisti né al pubblico.
Il titolo dell’opera fa riferimento a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani come qualcosa che possiamo solo intuire. “Unire prosa e musica – prosegue Marconi – permette di aggiungere al significato delle parole un messaggio ancora più ampio e universale.” La scenografia, curata da Carla Accoramboni, segue l’idea di una scena sospesa, una casa che ha pareti ma non ne ha, come l’isola dove si svolge la storia, che lascia il più possibile spogli i personaggi. Anche il disegno luci, firmato da Valerio Tiberi, gioca un ruolo fondamentale, ricreando all’interno un ambiente intimo e caldo ed evocando invece il gelido crepuscolo artico che filtra dall’esterno.
La scelta di affidare a Gabriela Eleonori la regia nasce dalla volontà di una prospettiva femminile nella lettura di una storia in cui una donna, con la sua assenza, è comunque protagonista.
“È un testo che ti sorprende immediatamente, alla prima lettura – spiega la regista Gabriela Eleonori – La necessità e l’urgenza della sua rappresentazione si trasformano, quindi, nella percezione di poter far ritrovare al “teatro” puro la sua funzione principale: la narrazione di miti per la catarsi collettiva.”